Come ogni anno, durante l’estate i campetti dell’Isola vengono invasi da numerosi cestisti e cosiddetti minors. Spesso ci sono anche graditi ritorni di atleti sardi che hanno deciso di intraprendere una carriera professionistica al di fuori della loro terra. Uno di questi è Dario Zucca, cresciuto nell’Esperia Cagliari, che già all’età di 15 anni ha esordito per la prima volta in una squadra lontano da casa. Quest’anno giocherà nella fila del Novipiù Monferrato Basket (serie A2) e arricchirà il reparto lunghi (Zucca è ala forte di 203 cm). La squadra di Casale, che è una piazza storica, potrà contare anche sulla sua mano ‘educata’high al tiro. Questo è quanto emerso dalla nostra chiacchierata.
“In merito al mio ritorno in A2 posso dire che il primo impatto è stato più che positivo, siamo un gruppo giovane guidato da un allenatore di grande esperienza. Stiamo lavorando duro, oserei dire che la preparazione è veramente massacrante, ma siamo ancora all’inizio, dobbiamo ancora studiare bene i meccanismi per giocare insieme. I due anni precedenti, per cause personali, ho preferito la serie B in modo da stare più tranquillo, ma la mia ambizione era quella di tornare al più presto in A2, per questo sono super soddisfatto”.
Dopo tanti anni fuori dalla Sardegna, le esperienze che ricorda con più affetto sono ben due, entrambe con un risvolto radicale sul piazzamento finale in classifica. “La prima è la stagione di Bergamo del 2018/19: – dice Zucca – partendo dal terzultimo posto abbiamo ottenuto il primato nel girone d’andata, la qualificazione alla Coppa Italia e abbiamo giocato la semifinale contro Capo D’Orlando, una scalata importante quando ormai non c’erano più aspettative su di noi. La seconda, molto simile, risale a qualche anno fa quando ero in Sicilia. Giocando in una squadra molto giovane, ci davano per “underdogs” e invece anche questa volta siamo riusciti a stupire tutti”.
E se le esperienze che porta nel cuore sono tutte oltremare, le persone che l’hanno aiutato a diventare il giocatore che è oggi hanno a che fare con la sua formazione in Sardegna.
“Il primo fra tutti è sicuramente il dottor Molinas, scomparso recentemente, colui che mi ha scoperto insieme ad Alessandro Bolognesi. Da un punto di vista prettamente fisico da oltre dieci anni è Marcello Cominu che ogni estate mi dedica del tempo per la preparazione atletica”.
Non solo A2: Dario ha calcato anche i parquet della Serie A con la maglia della Reyer Venezia, con cui ha segnato il suo primo canestro nella massima serie. “Quell’annata la ricordo molto bene, ero giovane e andavo ancora a scuola. Ero aggregato con la prima squadra, mi allenavo mattina e sera e facevo anche le trasferte. I ragazzi erano super disponibili con me e li sento ancora oggi”.
E riguardo i primi due punti… “Charlie Recalcati mi aveva chiamato quando mancavano pochi minuti, eravamo a Trento e non mi aspettavo assolutamente di dover entrare. Ricordo che mi diedero la possibilità di andare in contropiede allo scadere. Sono emozioni che non dimenticherò mai, davvero dei ricordi indelebili”.
Purtroppo, però, bisogna affrontare momenti difficili: “Il periodo più complicato che ho vissuto – racconta – è stato l’anno a Pistoia. A ottobre ci sono stati alcuni casi di Covid nella squadra e proprio quella settimana erano venuti a trovarmi i miei genitori, quindi lo abbiamo contratto tutti. Un mio familiare è finito in terapia intensiva per molto tempo e tutto ciò è stato difficile psicologicamente. Ho pensato addirittura di rientrare in Sardegna per stare più vicino alla mia famiglia”.
Indubbiamente per diventare pro c’è bisogno di tanti sacrifici e anche Dario Zucca conferma: “Bisogna sempre lavorare più degli altri per emergere e la prestanza fisica è importante ma non indispensabile. Un esempio è il mio attuale coach, Fabio Di Bella, che da giocatore ha vinto un Mondiale e disputato numerose stagioni in Serie A pur non essendo un gigante. Per quello che riguarda la mia esperienza, posso dire che in Sardegna non ho mai dovuto sgomitare per via della mia elevata statura, ma una volta arrivato nella Penisola ho dovuto fare i conti con una realtà diversa in cui ti accorgi realmente quanti sacrifici devi fare per stare al passo con i tuoi coetanei.
Infatti la difficoltà iniziale (oltre lo stare lontano da casa) è stato l’impatto con la nuova realtà, dove gli atleti vengono selezionati e hanno una formazione cestistica completamente diversa. Potrei dire che fino a quel momento giocavo a livello dilettantistico e ci sono voluti tanti mesi per mettermi al passo con gli altri che giocavano già un basket di alto livello. Per questo posso dire che la differenza sta proprio nel fatto che, esclusa la Dinamo, le società sarde non reclutano atleti anche da fuori (il che servirebbe a migliorare la qualità del basket isolano)”.
Il suo consiglio per giocare ad alto livello, infatti, è quello di lasciare la Sardegna e fare esperienza altrove, con l’aspettativa di tornare a calcare i parquet sardi con maggiore consapevolezza e determinazione.
“A 15 anni sono stato contattato dalla Dinamo e da altre squadre della Penisola e, anche se la Serie A di Sassari mi faceva gola, i miei genitori mi hanno fatto riflettere e ho capito che sarebbe stato meglio confrontarmi con i miei coetanei fuori dalla Sardegna piuttosto che ambire ad una Serie A quando non ero ancora pronto.
Posso affermare, ora che il livello del basket sardo sta crescendo grazie alla promozione dell’Esperia in B Interregionale conquistata sul campo, che tra qualche anno mi piacerebbe tanto tornare a casa, giocare e fare da “chioccia” ai giovani di questa società. Il mio obiettivo era quello di tornare in Serie A2, quindi non penso ancora ad un rientro immediato”.
Ringraziamo Dario per la sua disponibilità e gli facciamo un in bocca al lupo per la prossima stagione augurandogli di essere tra i protagonisti della Serie A2 ancora per tanto tempo e portando sempre nel cuore la nostra Isola!
Ilaria Mura