Mate, zamba y… El Poetto!

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Il racconto dei tre argentini che quest’anno vivono e giocano a basket in Sardegna prosegue con Valentin Garello, classe 1997, ala di 195 centimetri, trascinatore dell’Esperia Cagliari in Serie C Gold. Da Rosario, patria e città del cuore, fino al Poetto passando per la Generaciòn Dorada, Nocioni, l’Italia e la nostalgia del Paranà.

Buen viaje! 

Sono nato e cresciuto a Rosario, la terza città più grande dell’Argentina, che si trova nel sud della provincia di Santa Fe, sulle rive del grande fiume Parana. Come tutti i rosarini, sono cresciuto segnato dal calcio e dalla passione per una delle due squadre della città, che nel mio caso è l’amatissimo Rosario Central.

Rosario, Argentina

Mi porto nel cuore tante cose di Rosario: è una città che non cambierei per nulla al mondo. I miei amici dicono che sono pazzo, che si tratta di un posto molto pericolosa nel quale non è più possibile vivere. Ma nonostante ciò desidero sempre tornare e non riesco a immaginare il mio futuro da nessun’altra parte.

Il primo ricordo di basket? La nascita di Vicente!

Il mio primo ricordo legato al basket è molto forte, lo porto inciso a fuoco e quando lo racconto mi emoziono sempre. Ero molto piccolo, si giocava una partita decisiva e il palazzetto era pieno di gente. In campo, uno dei giocatori era mio padre Javier, mentre in tribuna c’era mia madre incinta di mio fratello Vicente. Accanto io, che avevo quasi quattro anni.

All’improvviso scoppiò una rissa incredibile tra giocatori e pubblico (il basket, a Rosario, non è vissuto in modo molto sereno). La tensione fece degenerare anche la situazione di mia madre, che già non stava bene per via della gravidanza. Chiedemmo aiuto, la rassicurammo, ma lei non riusciva a comunicare. Chiedeva aiuto. Poi si ruppero le acque: era pronta a partorire, ma nessuno sembrava capirlo. La Polizia non consentiva l’uscita dal palazzetto, e i giocatori – compreso mio padre – restarono chiusi in un’altra zona. A un certo punto io e mia madre riuscimmo a raggiungere l’ospedale, dove poche ore dopo nacque mio fratello.

L’infanzia: basket e calcio

La cosa più bella della mia infanzia è stata senza dubbio lo sport. Sono cresciuto in un club di quartiere chiamato Club Atletico Fisherton, e lì passavamo infinite ore con gli amici giocando a basket e calcio senza sosta. Tornavamo a casa a tarda notte, e anche se a volte le nostre mamme si arrabbiavano, non potevano fare nulla per evitare che il giorno successivo capitasse la stessa, identica cosa. Il club era la nostra casa, era il nostro posto più felice nel mondo.

Dopo aver praticato sia il basket che il calcio, ho finito per scegliere il primo. Forse anche perché ero alto, e gli allenatori insistevano affinché giocassi. Ricordo di essere cresciuto con la Generazione d’Oro, anche se quando vincemmo le Olimpiadi nel 2004 ero ancora molto piccolo. Ricordo mio padre che urlava e festeggiava quando battemmo gli Stati Uniti, così come il canestro all’ultimo secondo di Manu Ginobilli contro la Serbia. Tutti sognavamo di essere come loro e abbiamo provato a copiare i loro movimenti.

Valentin e la maglia albiceleste numero 5: quella di Manu!

“El Chapu”

Se devo scegliere un idolo della Generaciòn Dorada, scelgo El Chapu Nocioni: un esempio di dedizione e di carattere. Prima di arrivare a Cagliari ho avuto modo di conoscerlo e parargli. Gli ho confessato che era il mio giocatore preferito, e lui, scherzando, ha risposto di sentirsi spiazzato, visto che in quella squadra c’erano giocatori ben più talentuosi come Ginobili o Scola. Abbiamo riso.

Il vero idolo: El Chapu!
Argentina: calcio e passione

Il calcio in Argentina è un fenomeno sociale che muove le folle. Per le partite importanti tutto il ​​Paese rallenta. Viviamo anche in un modo che supera ogni limite e che molte volte purtroppo si trasforma in violenza. Basta pensare che tutt’ora non è consentito alle tifoserie organizzate di andare in trasferta. Ovviamente c’è anche molta passione anche per il basket, anche se in misura un po’ inferiore. In Argentina ci sono tornei professionistici molto competitivi e seguiti dagli appassionati. Per esempio, nelle ultime finali del torneo di basket di Rosario, il numero di persone che sono andate a vedere le partite è stato incredibile: una vera festa.

Lo stadio del Rosario Central
Da Rosario all’Italia

Come tutti sanno, argentini e italiani hanno un forte legame storico. Ma non avrei mai immaginato che fossimo così simili! Da quando sono arrivato in Italia non ho smesso di stupirmi di questo. Non solo condividiamo molte usanze culturali, ma anche che condividiamo un modo di essere: siamo amichevoli, simpatici, generosi. Anche nei gesti per parlare siamo simili! (ride, ndr). Soprattutto nelle regioni meridionali, in Sicilia e qui in Sardegna, tante volte sembra di essere in Argentina.

La Sardegna

I luoghi del cuore

Un posto della mia città che porto nel cuore è il fiume Paraná: ne sono innamorato, e ogni volta che torno vado a remare con il kayak. E se devo scegliere un posto a Cagliari, scelgo El Poetto, mi sembra bellissimo, ogni volta che ci vado mi innamoro del colore e della calma dell’acqua. È qualcosa che mi mancherà molto. Mi piace anche andare a vedere i fenicotteri quando mangiano nello stagno. Che bella città!
Con il mio compagno argentino Federico Perez e sua moglie Melina diciamo sempre che sarà un grande dolore il giorno in cui dovremo partire. Stando qui si capisce la storia di Gigi Riva, certo, è un posto che nessuno vuole lasciare!

E quando ho nostalgia del mio paese, mi basta preparare il Mate, ascoltare un po’ di zamba e sognare il giorno del mio ritorno. Intanto mi godo la gioia di trovarmi qui, in una città bella come Cagliari, con gente così buona e con tanto cuore.

Valentin Garello