L’anoressia, il basket, la rinascita

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Di Camilla Demetrio Blecic

 

A 13 anni ho preso in mano il mio primo pallone da basket, giocavo alla Pallacanestro Alghero. È stato amore a prima vista. In pochi mesi ero già riuscita a ritagliarmi diverse soddisfazioni: da una chiamata in riserva nazionale Under 14 al Trofeo delle Regioni per rappresentare la Sardegna. Non giocavo certo da titolare, ma ero felice così, giocavo ancora da troppo poco tempo in confronto alle altre ragazze. Sono arrivata al San Salvatore Selargius e ho giocato le finali nazionali e assaggiato per la prima volta la Serie A. Era un sogno, giocavo da appena 4 anni e già avevo l’onore di allenarmi con la seconda categoria migliore in Italia. Ogni anno che passava crescevo sempre di più, dal tiro al ball handing.

Avevo un sogno, non avrei mai pensato che qualcuno o qualcosa mi fermasse facilmente, e invece….

Ricordo ancora bene quel momento: era una mattina di luglio del 2019. Avevo iniziato a mettermi a dieta perché ormai da mesi mi veniva fatto notare il mo aumento di peso e la mia lentezza in campo… Ho iniziato a non mangiare e ad allenarmi per 4-5 ore al giorno, la cosa peggiore era questa: pensavo che fosse tutto normale. Durante l’inverno ero riuscita a controllarmi, ma la cosa esplose con il primo lockdown. Quell’estate vomitavo ogni singola briciola che mangiavo, non avevo più il ciclo mestruale e le energie per muovermi erano poche.

Stagione 2020/2021, seconda stagione seria con l’A2, a settembre pensavo di essermi ripresa, invece a novembre ero sotto peso, i pantaloni e la maglia mi stavano enormi, non riuscivo a correre, ad allenarmi, ogni giorno andavo in palestra con la paura che potessi svenire in qualunque momento. Gli attacchi di panico legati al DCA (collegato nei 70% dei casi) aumentavano, non riuscivo ad allenarmi un giorno senza correre in spogliatoio a piangere e sentirmi in colpa per un misero piatto di verdure scondite. L’amore per il basket c’era ancora, ma la mente prevaleva, infatti gli unici momenti in cui mangiavo era prima dell’allenamento, per riuscire a fare un minimo, ovviamente con pochi risultati. Sono state tante le crisi in trasferta, stare a tavola con allenatori e compagne facendo trucchetti assurdi, come nascondere il cibo nel fazzoletto, masticare e poi andare in bagno.

 

Stagione 201/22, ancora non ragionavo, una stagione per me assurda, sotto psicofarmaci e crisi che cercavo di nascondere a tutti perché volevo dare l’aria che fossi guarita, anche a me stessa, pur di entrare in campo. Le emozioni prevalevano e la mia mente anche, ancora il cibo e il mio fisico erano la mia preoccupazione più grande, non riuscivo a pensare ad altro, ho dovuto interrompere diverse volte quella stagione, anche per un tentativo di suicidio per un overdose di farmaci il 24 febbraio 2022 (ricordo la data come fosse ieri), perché ormai non era più vita, avevo perso peso, non riuscivo più a realizzarmi nel basket, la mia media a scuola si abbassava drasticamente e perdevo sempre più amici, era una cosa che mi mandava in crisi tanto da volerla finire. Quando ho visto la faccia di mia madre distrutta, quel giorno in ospedale, e mio padre piangere per la prima volta in tutta la mia vita, mentre eseguivo la lavanda gastrica, ho capito che avrei dovuto reagire come non mai. Dopo l’episodio di febbraio ho riflettuto per settimane, a basket andava sempre peggio, non avevo più nessuna motivazione né voglia di mettere piede in palestra. Finita la stagione ho preso tempo per me, mi sono diplomata, cosa che non avrei mai pensato a causa della mia malattia che mi travagliava lo studio – questo lo devo anche ai miei professori che compresa la situazione, mi hanno aiutato e capita. Ho scoperto che avevo dei valori e una grande forza dentro di me. Ad agosto, tornata a casa (in Croazia) ho ripreso il pallone in mano, giocando finalmente con la mentalità che serviva. Riscoprire il mio primo vero amore è stata una forte emozione, ho pensato: questa stagione l’avrei onorata come nulla al mondo. Giocando con i miei amici di città a cui riuscivo a tenere testa, nonostante il fisico, l’altezza e l’abilità comune dei Croati, mi sono sentita viva. Sono andata a giocare tutti i giorni al campetto, anche da sola, ero felicissima, non vedevo l’ora di tornare ad allenarmi seriamente.

Ora siamo a settembre, l’amore è scattato nuovamente, finalmente ho entusiasmo e voglia di migliorarmi ogni giorno di più, puntando sempre in alto, soprattutto nel basket ma anche negli studi. Quest’anno è quello della rinascita, lo chiamerei l’anno “0”. Spero di riuscire a sorprendere in primis me stessa e a rendere fiera la me di poco tempo fa e mostrarle quanta forza, in realtà, nascondeva dentro.

Questo recupero lo devo a tante persone, davvero, ma al primo posto ci sarà sempre la mia mamma. Quante notti ha dormito con me per controllare se respirassi ancora (mangiando poco i miei organi funzionavano male), mi aiutava a studiare e tantissime altre cose, grazie mamma. Ringrazio me stessa anche, perché me lo dovevo, perché merito come tutti di vivere una vita più serena con passioni e ambizioni. Finalmente riesco a mangiare una pizza con i miei amici senza andare in crisi, ma soprattutto, riesco a fare canestro.