Marina “Milla” Millanta

Da Ostia alle isole: una carriera in lungo e largo per l'Italia. Un amore infinito, i legami e il regalo più grande. Il dear basket di Milla.
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Sono sempre stata la sportiva di casa. Ho iniziato a tre anni con il pattinaggio artistico fino ai nove anni, quando purtroppo la scuola chiuse ed io vidi infrangersi il sogno di diventare una pattinatrice sul ghiaccio. La scuola si trovava proprio davanti casa. Mio padre è sempre stato molto geloso della sua bimba, tanto che mi disse: “Mi dispiace ma non ti mando in giro! Qualsiasi cosa nascerà in questo impianto tu la farai, se vuoi continuare con lo sport”. Fu così che iniziò la mia storia d’amore e di passione con il Basket. La società si chiamava Free Basket ma ben presto trovò una fusione con una delle due società più longeve di Ostia, l’Alfaomega – l’altra era le Stelle Marine, rivale di tante battaglie a livello giovanile. In poco tempo, tra vari campionati, tornei e vetrine arrivò per me dopo sei anni dal mio approccio al basket la chiamata di alcune squadre di A1. Chi glielo avrebbe detto al papà geloso che la figlia avrebbe potuto spiccare il volo? Arrivarono le chiamate di Milano, Cesena, Bari, Viterbo… e indovinate un po’ che disse? “Non sarò io a tarparti le ali ma almeno vai vicino a casa!”.

Così il 16 agosto del 1991 partii per la mia grande avventura di vita, perché questo incredibile viaggio oltre a formarti come atleta ti forma come persona. Sai che sarai sola senza la tua famiglia ad affrontare oneri ed onori, ti potrai perdere come è purtroppo successo a qualcuno o puoi decidere che la tua passione per quella palla a spicchi è più forte di qualsiasi altra distrazione tu possa incontrare nel tuo cammino.

La A1 di 30 anni fa aveva in campo giocatrici del calibro di Cata Pollini, Mara Fullin, Silvia Todeschini per citare qualche italiana. Dopo qualche anno decidono di farmi fare esperienza da protagonista e così lascio Viterbo (che tornerà sempre al centro della mia vita ogni qualvolta mi ritroverò ad un bivio) per approdare prima a Bari, la mia esperienza più triste soprattutto sotto il profilo umano. Eravamo un gruppo di ragazzine con un presidente (pace all’anima sua) assente, che ci pagò il primo stipendio e poi ci abbandonò al nostro destino. Non avevamo i soldi neanche per mangiare, nessuno ci faceva credito perché lui aveva fatto terra bruciata intorno. Con gli ultimi spiccioli rimasti comprai un biglietto di sola andata per Viterbo, dove mi accolsero a braccia aperte. Dopo qualche tempo le mie valigie erano di nuovo pronte verso un’altra fantastica avventura ed arrivai a Capri, dove disputai alcuni campionati tra serie B ed A2 per tre anni. Qui conobbi il grande coach Sergio Maiorani, il quale mi diede il soprannome con il quale poi tutti hanno iniziato a chiamarmi e a distinguermi, ossia Milla. In quegli anni non tornai mai a casa, chi voleva vedermi mi veniva a trovare, d’altronde stavo in un’isola stupenda…

Alla fine della mia esperienza caprese riapprodo a Viterbo che nel frattempo aveva cambiato i vertici societari e tra vecchie e nuove facce ricomincio un nuovo campionato, questa volta in serie B con la splendida famiglia Scaramuccia che sin dai miei primi anni in città è sempre stata presente nella mia vita.

Il basket mi ha dato tanto sul campo ma i rapporti umani che costruisci al di fuori del parquet ti accompagnano per tutta la vita e non puoi più farne a meno.

Sempre a Viterbo vinciamo il campionato di B e saliamo in A2, ma stavolta la sottoscritta vuole tentare l’esperienza al Nord e alla fine della stagione firmo un contratto con Reggio Emilia, il mio anno più duro a livello fisico ma allo stesso tempo più affascinante, in una regione che ha una cultura sportiva di tutto rispetto, anzi la vera e propria patria dello sport. Lì sfioriamo la promozione in A1 ed anche se sono stata solo un anno è stata un’esperienza fantastica. Ed indovinate un po’ dopo quell’anno da dove riparto? Ma ovviamente da Viterbo! Costruiamo uno squadrone che ci porta dritte dritte in A1 in una finale nella splendida cornice del PalaCarnera a Udine.

Non è stato tutto rosa e fiori: la mia carriera cestistica ha avuto anche parentesi negative legate a vari infortuni, ricordo come se fosse ieri quello occorso a 17 anni sul campo di Palermo con rottura del setto nasale. Fu davvero dura da digerire, c’è chi si incattivisce ma io ho sempre tenuto alto il valore che lo sport insegna: avere la giusta carica agonistica senza mai attraversare quella linea di rispetto per il proprio avversario. Da qui si apre un altro capitolo della mia vita in quella che è diventata la mia seconda casa, la Sardegna. Inizio con la Mercede Alghero del grande e compianto presidente Derosa e di sua moglie Laura. Non fu facile inizialmente perché arrivai a metà anno quando la squadra era già formata ed affiatata, ma bastarono poche settimane per riuscire ad integrarmi ed iniziò davvero il mio campionato che in pochissimo tempo ci vide protagoniste a livello nazionale ed in un paio di anni anche lì approdammo nel massimo campionato. Ricordo che in quell’anno ci fu un boom dello sport algherese tra basket, calcio e rugby a festeggiare la vittoria dei rispettivi campionati. Si respirava un’aria magica in città che con grande entusiasmo ci seguiva e non ci lasciava mai soli. Quando ero di nuovo pronta per preparare le valigie l’amore bussò alla mia porta, trattenendomi sull’Isola ancora un altro anno, stavolta a Sassari sponda Sant’Orsola del grande presidente Nereo Vasconi, del coach Roberto Cesaraccio dove si costruì a sorpresa una grande squadra che si renderà protagonista fino a sfiorare la promozione in A2, che sarebbe stata storica per la società e sopratutto meritata per gli sforzi fatti. Ci siamo divertite da morire in quell’anno in campo e fuori e l’affiatamento è stato fondamentale per il nostro splendido cammino, ma tornando all’amore ecco che l’anno successivo quando finalmente pensavo di poter buttare le mie valigie e non muovermi più, arriva una chiamata importante per il mio compagno – Tore Pinna, storico portiere della Sassari Torres – che lo manda in crisi. Lui che non avrebbe mai lasciato Sassari per nessuna chiamata al mondo si vede costretto a migrare a causa del fallimento della società stessa e così partiamo per Taranto, dove ho la fortuna di approdare in una delle società che si renderà protagonista delle più belle pagine del Basket italiano per i trofei conquistati. Qui conosco un colosso del basket, coach Aldo Corno, che avevo conosciuto qualche anno prima grazie ad un raduno con la Nazionale Italiana sperimentale. Sempre in quell’occasione ebbi il grande onore di essere scelta dalla rivista Sport Week per scrivere una sorta di “diario di bordo” nel quale raccontavo le nostre giornate che si svolgevano all’interno di una vera caserma militare…

In quell’anno Taranto avrebbe anche partecipato all’Eurolega ma purtroppo con grande rammarico fui costretta a lasciare la città avendo scelto di seguire, anche a volte a discapito della mia carriera, il mio compagno. Dopo solo pochi mesi la nuova destinazione è stata Grosseto, mentre l’anno successivo ci ritrovammo a Salerno ed io riuscii a ricominciare in A2, esattamente dal Battipaglia della presidentessa Angela Somma. Purtroppo dopo pochi mesi mi infortunai seriamente ad un piede e fu veramente molto dura ma anche quell’esperienza seppur breve a causa dell’infortunio la porto con me (onestamente anche la mozzarella di bufala locale che fidatevi è la più buona d’Italia), oltre ai legami affettivi creati. Cito infatti un amico fraterno giornalista che ancora oggi fa parte della mia vita, Enrico Vitolo, allora addetto stampa della società. Così restai ferma un anno ma non era ancora finita per me perché ci trasferimmo a Pescara ed io riuscii a trovare spazio per ricominciare alla New Aurora con il coach Maurizio Schiazza, Pietro Visco e un gruppo di bimbe (oggi donne) meravigliose che mi chiamavano “zia Milla”. Il mio ultimo anno nel basket che conta lo termino nel maggio 2011 per poi da lì a poco scoprire che qualcosa di immenso stava per avvenire nella mia vita: sarei diventata Mamma. Il 17 febbraio 2012 è nato mio figlio Carlos Maria (n.b. il 17 febbraio agli amanti del basket questa data ricorda qualcosa? Data di nascita di Micheal Jordan,che bella coincidenza eh??!). Ho scelto di ricominciare, facendo comunque anche una breve parentesi ad Ittiri con un po’ di pazze che avevo avuto il piacere di avere nel Sant’Orsola – al contrario di tante mie colleghe che invidio per aver trovato la forza e la motivazione giusta per farlo. Poi il mio incontro con la politica locale, l’avventura da consigliere comunale ad Alghero con la speranza di poter fare qualcosa di concreto per lo Sport ma questa è tutta un’altra storia.

Oggi mi sento di dire che il Basket è stata la miglior scuola di vita che potessi desiderare e senza non sarei la persona che sono oggi. Porto le cicatrici ma anche i meravigliosi rapporti umani che ancora oggi coltivo. I ringraziamenti sarebbero infiniti, citarvi tutti sarebbe troppo lungo, ma un grazie speciale va a te Tore Pinna, che mi hai fatto il regalo più bello che potessi mai ricevere…

Marina “Milla” Millanta