Francesca Mulas: “My American dream in West Virginia”

Da Sassari al Virginia: l'esperienza del college americano e il sogno della 18enne cresciuta nel Basket'90.
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“Ho sempre visto l’America come un sogno molto lontano e praticamente impossibile. Invece, l’idea di trasferirmi è nata per puro caso e adesso, a 18 anni, mi trovo in Virginia”. Francesca Mulas ha iniziato il primo anno al Bethany College, nello stato del West Virginia e ci rimarrà altri tre anni per finire gli studi. Abbiamo chiacchierato con lei riguardo quest’esperienza che, certamente, le cambierà la vita.

Francesca, come mai questa scelta?

Ho scelto gli USA perché in Italia non avrei avuto la possibilità di dare la stessa attenzione sia all’università che alla pallacanestro, e soprattutto perché nei college non é obbligatorio scegliere un corso di laurea al momento dell’iscrizione, ma si possono provare dei corsi il primo anno e poi dal secondo anno seguire i corsi per la tua facoltà. Alla fine dei 4 anni avrò una Bachelor Science degree, che sarebbe più o meno la nostra triennale.

La tua giornata tipo?

Inizia con la sveglia alle 7, colazione e poi lezione dalle 8 fino alle 11. Faccio un allenamento di un’ora, pranzo e poi di nuovo lezione alle 12.30, fino alle 15.20. Studio e poi di nuovo allenamento. La cena è intorno alle 18/19, poi si va a dormire. Adesso che é iniziato il campionato mi alleno tutti i giorni per 2 ore. Il giorno dopo una partita non ci alleniamo però guardiamo il filmato della partita per vedere gli errori o per studiare gli avversari. Durante la preseason, invece, ci allenavamo due volte al giorno, la mattina alle 5.45 in sala pesi, mentre il pomeriggio basket per un’ora e mezza.

Che idea ti sei fatta della pallacanestro americana?

Il basket qua é completamente diverso rispetto alle nostre giovanili. Sia le regole che lo stile di gioco. Qua ad esempio si punta molto di più sull’1 contro 1, mentre in Sardegna ,ma in Europa in generale, ci si concentra di più sul gioco di squadra. Un’altra differenza che ho notato è che qua c’è molta più competizione all’interno della squadra stessa. Tutte le squadre sono composte da più o meno 20 giocatrici e ogni allenamento è una battaglia per assicurarsi il posto tra chi giocherà le partite, perché alla fine quelle che giocano sono una decina, ed essendo in 20 non tutte giocano.

E della cultura a stelle e strisce?

La cultura americana é completamente diversa da quella italiana. Ad esempio, per noi gli amici sono persone con cui passiamo tanto tempo insieme e andiamo d’accordo. Qui invece gli amici sono il nostro conoscente, nel senso che se tu parli anche solo una volta con qualcuno, quella persona ti ritiene tuo amico, però non ti tratterà mai con noi italiani trattiamo gli amici. Diciamo che legare con gli americani richiede un po’ di tempo. Qui in West Virginia, ma specialmente in questo college, è più facile legare con non-americani perché é pieno di studenti internazionali che hanno uno stile di vita più simile al nostro. In generale, tutti sono gentili e interessati a conoscere la nostra cultura, anche perché molte persone non hanno mai viaggiato al di fuori del West Virginia, quindi sono abituati a una realtà molto piccola.

Cosa consigli di fare a un giovane che vorrebbe intraprendere il tuo stesso percorso?

Chi vuole diventare uno studente atleta negli Stati Uniti deve iniziare il processo un anno prima circa. Io sono partita grazie ad una agenzia chiamata College Life Italia, che lavora con atleti di tutti gli sport. Si mandano i propri highlights all’agenzia che a loro volta li manda agli allenatori americani e poi dopo un po’ arrivano le offerte dai vari college. Il percorso é un po’ lungo, però ogni persona viene aiutata da tanti ragazzi dell’agenzia, quindi non é complicato e soprattutto ne vale la pena.

Quali sono le tue prime sensazioni vivendo in America?

Noto che gli americani hanno molta più libertà, ma allo stesso tempo molte più restrizioni. Più libertà perché innanzitutto hanno tutti la macchina e adorano guidare anche per due ore per andare a cenare fuori. Oppure sono molto indipendenti perché lavorano e si pagano tutto loro, a parte la retta scolastica che di solito viene pagata dai genitori oppure chiedono un prestito. Per quanto riguarda le restrizioni, nell’ambito sportivo gli allenatori, ma in generale tutto lo staff, hanno altissime aspettative, prima di tutto sull’andamento scolastico, e poi sul comportamento degli atleti. Sono molto più rigidi con le regole che riguardano il comportamento sia sul campo che fuori. Se arrivi in ritardo all’allenamento ricevi una punizione, che la maggior parte delle volte è faticosissima. Stessa cosa con il comportamento al di fuori del basket, se infrangi le regole del campus, si può rischiare l’espulsione dalla squadra e qualche punizione come aiutare la comunità oppure pulire determinate zone del campus.

Grazie Francesca, good luck!