La riforma FIP spaventa il basket sardo

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La stagione deve ancora volgere al termine, ma il basket sardo già da mesi ha iniziato a riflettere sul suo futuro con buona dose di preoccupazione. Neanche il tempo di accantonare il Covid con i suo strascichi e relativi protocolli, ed ecco che i dirigenti si sono trovati di fronte a una nuova, gigantesca gatta da pelare: l’imminente riforma Fip che, a partire dalla prossima annata sportiva, non solo rivoluzionerà la struttura dei campionati, ma che imporrà anche dei costi estremamente più alti da sostenere.

Il riferimento, in particolare, è al costo dei parametri NAS: nella prossima B Interregionale (categoria che affronterà l’Esperia qualora dovesse riuscire a vincere la sua serie playoff in C Gold) si pagherà 4.000 euro, nella C unica (che prenderà il posto dell’attuale Silver) 2.500 euro, mentre in Serie D 500. Si tratta di valori quasi raddoppiati rispetto a quelli attuali..

L’idea, probabilmente, è quella di incentivare le società a “produrre” dei giocatori da lanciare in prima squadra. La verità, però, è che in pochi sono pronti ad affrontare da subito un cambiamento così drastico.

Le squadre sarde, in sostanza, si troveranno ad affrontare un torneo regionale con costi paragonabili all’attuale Gold. Una vera e propria beffa, insomma, aggravata da una formula che – per poter accedere alla promozione in B Interregionale – reintroduce il turno di spareggio interregionale, verosimilmente da affrontare contro una squadra siciliana.

“Il costo dei NAS salirà, ma il campionato che andremo ad affrontare sarà esattamente lo stesso, visto che la C Silver in corso non consente sbocchi verso tornei di rango superiore – sottolinea Alberto Zoncheddu, patron della Ferrini Delogu Legnami – avremmo accettato un aumento dei parametri per affrontare un torneo di livello superiore, ma così non ha senso. Si rischia soltanto di togliere ulteriori risorse alla cura dei settori giovanili. Abbiamo chiesto alla Fip nazionale, attraverso il Comitato regionale, di prevedere delle deroghe particolari per la Sardegna, ma non c’è stato nulla da fare”.

I club avrebbero sicuramente auspicato un cambiamento più graduale: “Sarebbe stato meglio prevedere un aumento progressivo dei NAS, in modo da farli entrare a regime entro 5 anni, per esempio. In questo modo – aggiunge – ci sarebbe stata la possibilità di portare a compimento dei cicli giovanili da portare in prima squadra. La riforma arrivata di punto in bianco, invece, lascia perplessi tutti quanti”.

L’Isola rischia un ulteriore “isolamento” cestistico: “Si parla di incentivi per lo sviluppo dei vivai – aggiunge Zoncheddu – ma le categorie Under 19 e Under 17 d’Eccellenza non avranno la possibilità di avanzare in una fase nazionale. L’unica ad avere uno sbocco sarà l’Under 15. Per far crescere il nostro movimento serve urgentemente il confronto con le altre Regioni. Il problema va affrontato in maniera sistemica: i nuovi nati sono sempre meno, e di conseguenza anche i ragazzi che entrano a far parte del nostro movimento. Rischiamo di perdere altri ragazzi. Le istituzioni sportive dovrebbero sostenere e finanziare occasioni di confronto tra la Sardegna e la Penisola con tornei, camp e altre iniziative assimilabili. Questo è l’unico modo per garantire un orizzonte più roseo al nostro basket”.

Le semifinali di C Silver scattano nel weekend, ma fuori dal campo (e sui tavoli della politica sportiva) si gioca la partita più importante. Le società sarde chiedono risposte.