Vietato arrendersi: Silvia Ceccarelli, capitano vero

A 16 anni l'esordio in A2, a 20 in A1 con Napoli. Viaggio in Italia e in Sardegna con la guardia giallonera.
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È sbarcata in Sardegna “a caso” tre anni fa. La chiamata del San Salvatore Selargius (A2) è arrivata quando meno se l’aspettava, dopo un anno e mezzo di stop causa rottura del crociato. L’Isola le ha dato una chance e lei ha ripagato la scommessa. Silvia Ceccarelli da tre anni veste la canotta giallonera e da due è il capitano del club di via Vienna. Classe 1996, originaria di Ostia, ne ha passato di cotte e di crude, ma si è rialzata sempre. Ripercorriamo insieme la sua carriera e una storia che insegna a non darsi mai per vinte.

I PRIMI PASSI. Silvia inizia nelle fila dell’Alfa Omega a Ostia, ha un fratello gemello e una sorella più grande. “Non ho scelto io il basket, piuttosto è stata una decisione presa dai miei genitori quella di accorparci in uno sport – racconta col senno di poi, divertita -. Ma fin da subito mi è piaciuto, anche se non è stato amore a prima vista. Sono una persona timida e riservata, il basket mi ha aiutato ad aprirmi. Resto una persona introversa e ringrazio i miei perché la pallacanestro è stata e continua ad essere una parte fondamentale della mia vita”. Gioca in vari club dell’hinterland romano, da Fiumicino alle Stelle Marine. A 16 arriva la prima occasione: esordisce in A2 a Pomezia.

Da quel momento ho capito che avrei dato tutta me stessa per allenarmi tanto, sacrificarmi e investire sulla mia crescita sportiva. Volevo mettermi in gioco. Ho messo davanti a tutto la pallacanestro. E ho accettato la chiamata della Dike Napoli, dove ho esordito in A1.

LA MASSIMA SERIE(TÀ). Napoli coincide anche con la sua prima vera esperienza, da sola, fuori casa. Il club quell’anno aveva anche partecipato al campionato di Eurocup. “Ero praticamente la 15° giocatrice, c’erano Beatrice Carta, Chiara Pastore, Martina Fassina, Sara Bocchetti, tre americane, due croate e Petronyte. La cosa davvero interessante è stata notare come tutte si prendessero cura di sé. Facevamo allenamenti tutti i giorni, la mattina e la sera, ho imparato un certo modo di vivere la pallacanestro. Lì ho conosciuto anche il mio procuratore”. Dopo, arriva un’altra chiamata: Civitanova Marche (A2).

 

Silvia in maglia Civitanova Marche.

IL CRAC. “Era una squadra giovanissima, costruita senza pretese. Ho trascorso due anni davvero belli, poi il secondo anno alla penultima di campionato mi sono rotta il crociato destro”. L’infortunio arriva nel momento migliore perché a Civitanova Ceccarelli ha espresso numeri degni di nota (11.8 punti per gara nella stagione 2016/17, 10.1 in quella successiva). “Ho fatto la riabilitazione d’estate, da sola, ripreso a novembre e firmato con l’Elite Roma (A2), e dopo una partita – proprio contro il San Salvatore – al ritorno in palestra durante un allenamento mi sono rotta nuovamente, lo stesso crociato. Avevo 23 anni”.

L’impegno per tornare a giocare, la frustrazione nel momento in cui ha ripreso a correre. “Ci mettevo attenzione e dedizione, ma riprendere il pallone in mano è stato brutto: la mia testa pensava a un movimento, il mio corpo? Un sacco di patate. La ricaduta è stata il colpo di grazia. La famiglia ha avuto un ruolo importante: ero isterica, ma affrontare tutto questo mi è servito, mi ha aiutato a vedere le cose con più leggerezza. Dopo quella difficoltà sono diventata una giocatrice matura“. A Udine (A2) ritorna in campo ma dopo 6 mesi il mondo si ferma a causa del Covid. “Era il nostro weekend libero e avevo preso il treno per tornare a casa. Ad un certo punto il presidente mi chiama dicendomi di restare con la famiglia. Stavano chiudendo tutto, era marzo 2020”.

Silvia in canotta Udine.

MIRAGGIO ISOLANO. Ceccarelli passa a casa il periodo del lockdown. “A un certo punto il mio procuratore mi chiama: ‘Hai una proposta da Selargius. Ti vogliono’. Io il San Salvatore lo conoscevo poco e niente, ci avevo giocato contro solo una volta. Sono andata a caso, ero un po’ rassegnata dopo l’infortunio e l’esperienza a Udine. Ero sfiduciata. Allora ne ho parlato con i miei. Ho detto loro: ‘Se va male continuo con l’Università e trovo un lavoro’. Loro: ‘Noi ti sosteniamo’. Ho caricato la macchina e ho preso la nave per la Sardegna”.

La stagione 2020/21 inizia in sordina. “Mi ricordo che al primo allenamento della stagione si sono presentati diversi giornalisti. Nessuno mi aveva intervistato. Mi son detta ‘Ok, zero aspettative nei miei confronti’. All’inizio pensavo che coach Roberto Fioretto non mi capisse, ci siamo scontrati varie volte, tanto che ho anche pensato di andar via. Lui si è arrabbiato dicendomi: ‘Sei arrendevole’. Lì mi è scattato qualcosa, io volevo giocare e avere più spazio. Le mie compagne di squadra sono state davvero speciali. A un certo punto tutte le senior (da Granzotto a Simioni) sono andate a parlare col coach per dirgli di darmi più minuti. Non c’è più grande attestato di fiducia di un’intera squadra che si espone per te”. Partita dopo partita arriva la svolta, culminata con la vittoriosa serie dei quarti di finale playoff contro Brixia dove Ceccarelli si erge a vera e propria mattatrice del match (19 punti in Gara 1, 20 in Gara 2). “Sono le soddisfazioni più grandi della mia carriera, ma anche essere riuscita a far cambiare idea a Fioretto, che adesso è un amico, mi invita a cena, mi sostiene sempre”. Nella 2° stagione in maglia Techfind, Ceccarelli diventa il capitano, guidando le compagne con leadership e maturità: per lei 11.7 punti, 4.5 rimbalzi e 2.3 assist di media in 26 gare disputate. L’anno scorso, alla sua 3° stagione in canotta bianconera, il suo fatturato è di 10,8 punti, 3,9 rimbalzi e 1,5 assist a partita. E soprattutto, per il terzo anno consecutivo, ha contribuito a far qualificare Selargius ai playoff.

RINASCITA SARDA. “Questo è il secondo anno che passo l’estate nell’Isola. Fuori dal campo sono una persona a cui piace passeggiare al mare, uscire in centro, andare a cena dopo la partita, ma anche stare a casa ha il suo perché. Fino a quando non mi cacciate resto!”. Silvia Ceccarelli, da Ostia con amore, lei che adesso ha un po’ il cuore sardo.