Il 4 marzo di 50 anni fa era una domenica. E il mondo era un po’ diverso da come lo conosciamo ora.
In Italia andavano in scena gli anni ruggenti della Democrazia Cristiana. Lo scudo crociato esprimeva il Presidente della Repubblica (Giovanni Leone), il Presidente del Consiglio (Giulio Andreotti) e pure il Governatore della Sardegna: Antonio Giagu, grande amico di Francesco Cossiga.
Non erano esattamente anni facili. Per accorgersene basta dare un’occhiata alla prima pagina dell’Unione Sarda in edicola quella domenica. Il titolone è dedicato alla resa dei terroristi di “Settembre Nero” dopo la strage compiuta nell’ambasciata saudita di Khartoum: tre le vittime barbaramente assassinate, tra cui un diplomatico americano. Mentre una bomba affonda una nave diretta ad Haifa, in Cile vanno in scena delle tesissime elezioni: le cronache raccontano di un leggero vantaggio delle opposizioni nei confronti della coalizione di sinistra guidata da Salvador Allende.
In Sardegna il clima non è molto più disteso. A Cagliari, per esempio, si parla ancora del sequestro di Antonio Mannatzu, sparito quattro anni prima alle porte della città e mai più tornato a casa.
Per fortuna c’è lo sport ad alleggerire il carico: il Cagliari post Scudetto, decadente ma ancora competitivo, cerca il bottino pieno all’Olimpico contro la Roma del “Mago” Helenio Herrera. E subito dopo i rossoblù del mito Gigi Riva, le attenzioni degli sportivi sardi sono calamitate dal Brill, al ritorno nella Serie A di basket dopo due anni di “purgatorio” in B.
Tra alti e bassi, l’esperto coach livornese Otello Formigli sta provando a condurre alla salvezza i rossoblù neopromossi. Quella domenica, però, non sembra esserci scampo: al Palazzetto arriva infatti l’Ignis Varese, squadra lanciata verso la conquista del suo 6° Scudetto e che pochi mesi prima, sotto la guida di Aza Nikolic, si era laureata campione d’Europa superando la mitica Jugoplastika. I biancorossi, già fortissimi, sono riusciti addirittura a migliorare il loro roster inserendo Bob Morse, bomber dello smisurato feeling con la retina (è il top scorer del campionato a oltre 30 punti di media). E poi c’è Dino Meneghin, unanimemente riconosciuto come il miglior pivot di tutto il Continente.
“Il Brill – dice testualmente la stampa dell’epoca – non può logicamente accampare pretese in ordine a una possibile affermazione”.
Lo stesso Formigli, alla vigilia, afferma: “Faremo tutto il possibile per arginare lo strapotere dei nostri avversari nell’intento di uscire a testa alta dall’impari confronto. Non pretendo miracoli, giusto una prestazione dignitosa”.
Come dargli torto? Le partite in cui cercare punti salvezza, del resto, sono altre, a cominciare dallo scontro diretto successivo in programma a Padova. L’obiettivo più realistico è quello di non fare brutta figura limitando i danni di fronte ai 4mila spettatori attesi in via Rockefeller. Per riuscirci, i cagliaritani si affidano al loro indubitabile orgoglio e al talento dell’americano Don Holcomb, lungo da Charleston (South Carolina), scelto quella stessa estate dai Memphis Tigers con la 94esima chiamata assoluta (!) del Draft NBA.
In quello stesso Draft, ma diversi giri prima, vennero scelti Bob McAdoo (2), Julius Erving (12), lo stesso Morse (32), oltre a John Giannelli (20) e Chuck Jura (45). Tanto per dare un’idea del livello medio.
Il Brill è comunque squadra coriacea, impreziosita parte l‘ex di turno, il playmaker Massimo Villetti, e altri ragazzi destinati a entrare nella leggenda del basket cagliaritano: Ferello, Pedrazzini, Spinetti, Vascellari, Nanni e Mastio.
Come detto, però, quella domenica nessuno crede davvero nell’impresa. Forse sottovalutando un particolare. L’Ignis era infatti pienamente “assorbita” dalle semifinali di Coppa dei Campioni: qualche giorno prima, giovedì 1° marzo, aveva dominato la semifinale d’andata in casa dell’Olimpia Milano di Cesare Rubini, imponendosi per 97-72 (31 di Morse, 18 del messicano Raga, straniero “di Coppa”). Il giovedì successivo, 8 marzo, era in programma la sfida di ritorno. In palio la finale contro il Cska Mosca. In campionato, invece, i varesini erano all’inseguimento della capolista Simmenthal, impegnata nella complicata trasferta di Pesaro.
L’impegno probante di Milano, la stanchezza, il viaggio (magari meno confortevole rispetto a quelli attuali), il catino bollente di via Rockefeller: insidiose trappole per l’Ignis e preziosi alleati del Brill, che quella domenica – palla a due alle 15 – scende in campo senza timori reverenziali, sfoderando una prestazione da consegnare alla storia.
Fin dalle prime battute la contesa è più equilibrata del previsto. Pedrazzini e Vascellari si battono come leoni, indicando la strada ai compagni. Dopo 4′ davanti c’è il Brill, che si affida alla precisione di Holcomb e alla sostanza di Ferello (monumentale con 18 punti e 16 rimbalzi alla sirena). Zanatta e, ovviamente, Morse non ci stanno: nel secondo quarto l’Ignis viene fuori e conduce anche di 11, ma i cagliaritani non demordono e rientrano sotto di 1 alla pausa di metà partita (42-41). La chiave della partita è l’aggressiva difesa a zona ordinata da Formigli, che riesce a escludere totalmente dalla gara lo spauracchio Meneghin (appena 2 punti a referto) e a spianare la strada per i micidiali contropiedi condotti da Spinetti. La sfida si fa sempre più combattuta: il Brill tiene botta nonostante le avversità (Carmelo Alfonso, venerabile maestro del giornalismo sportivo sardo, definisce “sfacciatamente partigiana” la direzione dei signori Cagnazzo e Filippone di Roma) e resta in scia. Varese, però, fa valere il suo peso specifico, e nella volata finale si ritrova avanti per 74-73. Polzot, fino a quel punto poco incisivo, ha la possibilità per incanalare la partita sui binari dell’Ignis: fugge solitario in contropiede, ma un gigantesco Vascellari rimonta a perdifiato inchiodandolo sul tabellone: praticamente “The Block” di James su Iguodala nelle Finals del 2016 in salsa sarda. Poi il pallone termina nelle mani di Ferello, che, come al solito, sa benissimo cosa fare: semigancio vincente e sorpasso Brill. I campioni d’Europa non rispondono più, sono al tappeto. Sui gradoni di via Rockefeller è l’apoteosi: l’impresa eccezionale e assolutamente imprevedibile, per dirla sempre con le parole dei cronisti dell’epoca, diventa realtà.
“L’Ignis – scrive Antonello Madeddu sull’Unione Sarda – era venuta a Cagliari per un impegno di ordinaria amministrazione. Doveva essere per loro una vittoria come un’altra. Ed invece alla fine si sono ritrovati tra le mani una sconfitta alla quale non avevano assolutamente pensato”.
Il Brill alla fine si salverà con l’undicesimo posto (record 10-16). Varese, dal canto suo, si rialzerà senza troppi problemi mettendo in cassaforte Scudetto, Coppa Italia e Coppa dei Campioni.
“Per la pallacanestro isolana quella di ieri è una data storica – si legge ancora sull’Informatore di lunedì 5 marzo – resterà legata negli annali del basket all’episodio più bello, più esaltante, e nello stesso tempo più drammatico che sia capitato di vedere sul parquet del Palazzetto”.
In 50 anni, di acqua sotto i ponti ne è passata parecchia. Basti pensare che la Dinamo Sassari, quello stesso giorno perdeva (male) in Serie C contro la giovanissima Congregazione di Ezio Lotti, provocando lo sdegno del corrispondente della Nuova Sardegna (“prestazione inaccettabile e vergognosa!”). Se, nel 1973, aveste detto a qualcuno che quella stessa Dinamo avrebbe portato nell’Isola lo Scudetto, la Coppa Italia, la Supercoppa e persino una Coppa europea, vi avrebbe portati direttamente al manicomio. E i fatti clamorosi non sono certo mancati anche altrove, in queste cinque decadi. Basti pensare che un ragazzo di Olbia è andato a giocare nella NBA, diventando pure un beniamino del Garden di Boston. Un altro, sempre da Olbia, è stato nello staff dei Phoenix Suns. Il play titolare della Nazionale italiana è sassarese, che più sassarese di così non si può. Insomma, qualche soddisfazione ce la siamo tolta, e altre ancora arriveranno sicuramente, sempre più grandi e inaspettate. Eppure, il 4 marzo, resterà eternamente legato a quella vittoria epica e memorabile del Brill. Il giorno in cui l’impresa eccezionale divenne realtà.
Brill Cagliari-Ignis Varese 76-75
Brill: Villetti 8, Ferello 16, Holcomb 27, Pedrazzini 7, Spinetti 12, Vascellari 6, Nanni. Non entrati: Bernardini, Correddu e Mastio. Allenatore: Formigli
Ignis: Rusconi 2, Morse 32, Ossola 10, Meneghin 2, Bisson 6, Zanatta 18, Flaborea 3, Polzot 2. Non entrati: Chiarini e Lucarelli
Arbitri: Cagnazzo e Filippone di Roma
Ha collaborato Mario Fadda
P.S. Questa storia, raccontata meglio, la potete trovare insieme a tante altre nel libro di Nando Mura, “A canestro dal 1924”, edito da GIA. In vendita nelle librerie e su Amazon.