Da Oristano, dove è nata nel 1994, a Cagliari, il passaggio è stato breve, ma il capoluogo isolano è stato il primo passo verso tanti altri compiuti dopo in giro per lo Stivale, a partire da Bologna, una delle tante case di Chiara Cadoni, da una decina d’anni ormai presenza fissa in serie A2, specialmente sotto i tabelloni.
Anche questa è stata un’annata speciale, un ritorno a casa in maglia Virtus Cagliari: “Se dovessi scegliere una canzone per la stagione 2024/25, probabilmente sceglierei Battle Symphony dei Linkin Park, proprio perché quest’anno è stato una battaglia, abbiamo avuto diverse difficoltà date da infortuni e periodi calanti ma alla fine abbiamo dimostrato il nostro valore”. La neopromossa Sardegna Marmi ha infatti centrato la salvezza in serie A2, dopo una partenza a tutto gas, strepitosa, una discesa e una risalita decisa che le è valsa la permanenza nei piani alti della pallacanestro femminile italiana.
Proprio dalla città sarda è iniziata la sua carriera cestistica: “Cagliari è stata 16 anni fa il mio trampolino di lancio, ora con una maturità diversa ti direi che probabilmente qualche scelta diversa l’avrei fatta, avrei forse osato di più, però posso dirmi soddisfatta del percorso che è stato. È un percorso che mi ha dato tantissimo, sia a livello sportivo che umano”. Restano soprattutto le persone, come Chiara Mini: “Ho giocato con lei a Cagliari i primi anni e a Bologna, ho condiviso tanto con lei in campo ed è stata per me un esempio; giocando da lunga non avrei potuto trovare un playmaker migliore in campo e anche fuori”.
Indimenticabili sono stati proprio “gli anni a Bologna, quelli del riscatto: venivo da quattro stagioni ad Ancona dove erano arrivati grandi risultati soprattutto a livello giovanile ma non ero riuscita a fare il salto vero e proprio con la serie A. Bologna è stata un po’ una rinascita sportiva, abbiamo vinto un campionato straordinario e io personalmente ho preso coscienza dei miei mezzi, di quello che potevo fare. Sono rimasta molto legata alla città e sarò sempre grata alla società Progresso, al presidente Civolani e a Valeria Vacchetti per la fiducia che mi hanno dato e per la possibilità che ho potuto sfruttare”.
La convocazione in Azzurro è arrivata varie volte a livello giovanile, in particolare per l’Europeo under 16 nel 2010. Oltre ai concentramenti under 18 e 20, nel 2017 è arrivata anche la prima convocazione con la Nazionale maggiore per un raduno: “Penso che avere la possibilità di indossare la maglia della nazionale sia l’obiettivo che tutte abbiamo, ricordo l’emozione che provai la prima volta che sentì l’inno con la maglia azzurra addosso. Era pesante stare tutta la stagione e poi tutta l’estate lontana da casa per dedicarmi solo alla pallacanestro, ma indossare quella maglia è stato il premio più bello per tutti i sacrifici fatti”.
Ho girato tanto, molti posti sono stati speciali e sono stati “casa” ma il richiamo dell’ isola è sempre stato fortissimo, ho un forte senso di appartenenza alla Sardegna e sarebbe un grandissimo onore poterla rappresentare un giorno in una nazionale sarda.
Dai sogni alla realtà, la situazione del basket femminile non è tra le più rosee: “Direi molto triste, e lo dico con estremo dispiacere, le società faticano ad arrivare a fine anno e spesso capita che neanche ci arrivino, le giocatrici si trovano spesso a passare stagioni in condizioni disagiate, ma si cerca sempre di stringere i denti per l’amore che proviamo verso la pallacanestro. A parte rare eccezioni il nostro sport a livello femminile ha poco seguito, sicuramente non se ne parla adeguatamente e spesso penso si sia anche un po’ pigri nel lavorare ancora di più per farci conoscere, per creare dei settori giovanili e minibasket ampi. Sicuramente la difficoltà di trovare finanziamenti non è un fattore da ignorare anzi, però penso che spesso ci si adagi un po’ su questa cosa”. Chissà se la conquista del bronzo ai recenti Europei di basket smuoverà le acque.
Qualcosa però si muove davvero: “La Fiba sta facendo un lavoro esemplare nel raggiungere l’obiettivo del professionismo anche in A2 (e non solo), sicuramente rispetto a quando ho iniziato io si è fatta tantissima strada in avanti, il percorso è ancora lungo e travagliato, abbiamo imparato negli anni che nulla ci viene regalato, ma son fiduciosa che si possa arrivare a breve al riconoscimento del professionismo anche in A2″.
Tra una trasferta e l’altra c’è sempre tempo per la musica, a partire dall’adorato De Andrè, tatuato anche sulla pelle. “Ho tanti tatuaggi che si portano dietro piccoli pezzi di me, dei luoghi a me cari, delle persone, frasi di canzoni e dei libri che ho letto: uno è il Piccolo Principe, ma ho anche dei disegni a tema Harry Potter”. Lettrice accanita, adora la poesia: un libro tra tutti è “Vita meravigliosa” di Patrizia Cavalli.