Nello Schirru: l’enciclopedia del basket femminile sardo

Nominato dalla FIP allenatore benemerito, ha centrato la promozione in serie A con tre squadre diverse. Percorriamo 40 anni di carriera con coach Nello Schirru.
https://www.basketland.it/wp-content/uploads/2021/06/WhatsApp-Image-2021-06-04-at-17.32.55-1280x851.jpeg

Può spegnersi una passione sportiva? Forse no, forse mai. Non ci pensa neanche per scherzo di smettere di allenare Nello Schirru, 67 anni e oltre 40 anni di carriera sul parquet. Nominato dalla FIP allenatore benemerito, ha centrato la promozione in serie A con tre squadre diverse: Cus Cagliari, Basket Elmas e Virtus Cagliari. Una passione sportiva che ha interessato sempre e solo il settore femminile. Gli abbiamo fatto qualche domanda, rigorosamente in palestra, prima di un allenamento dell’under 13 masese. E lui ha aperto, generosamente, il suo personale libro dei ricordi, che interessano generazioni di atlete e che riguardano la storia, vincente, delle principali società cagliaritane di basket femminile.

Coach, quando ha iniziato ad allenare?

«A 19 anni, e da quel momento non ho mai smesso. Ho trascorso 23 anni al Cus, 8 alla Virtus, 5 a Elmas e altri 5 allo Spirito Sportivo. Continuo perché ancora oggi mi piace allenare. La mia prima esperienza in A2 l’ho fatta appena ventenne. Ho dovuto imparare in fretta ma la mia fortuna è stata sempre la stessa: quella di avere gruppi validi e squadre che mi davano la possibilità di inserire giovani per fare esperienza. Ho allenato ragazze che poi hanno ben figurato in A2 come Consuelo Scameroni, Alessandra Zedda, Maura Delogu, Federica Musanti, Floreana Piano, Cofano e Caddeo. Dal settore giovanile ai campionati senior mi sono sempre divertito. La promozione in A2 a Elmas, per esempio, è stata una situazione bellissima perché la società non l’aveva mai vissuta. Allo Spirito invece abbiamo raggiunto le finali nazionali in un momento in cui la società aveva appena mosso i primi passi. L’anno prossimo? Quasi sicuramente a Elmas per un bel progetto di sport».

Sei rimasto fedele al settore femminile… Come mai?

«Come nelle migliori storie a lieto fine, è capitato. All’Aquila Cagliari era rimasta una squadra femminile che nessuno voleva. L’ho presa io. Da lì, tante, troppe soddisfazioni. Dal punto di vista emotivo è sicuramente impegnativo, ma bisogna immergersi nel contesto, nelle persone, nelle situazioni». 

La tua filosofia di gioco è cambiata in questi anni? «Non è cambiata di molto. Fin dall’inizio ho dato importanza al press tutto campo, e ammetto di essermi focalizzato di più sulla difesa che sull’attacco. Col tempo ho limato il divario! Ma soprattutto mi piace la pallacanestro veloce, perché è troppo bello vedere una squadra andare a cento!»

Quali sono le maggiori differenze tra le giovanili e i campionati senior?

«Per quanto riguarda il settore giovanile, bisogna insistere sui fondamentali. Una squadra senior ne ha sempre bisogno, ma chiaramente entrano in gioco altri fattori come la tattica. Dal punto di vista mentale, con le under bisogna adottare un linguaggio differente, non puoi usare certe terminologie. Se si ha la fortuna di insegnare i fondamentali a delle ragazzine a cui piace questo sport si provano delle sensazioni bellissime. La cosa migliore che può succedere a un allenatore è quella di allenare squadre che abbiano il piacere di giocare e di volersi allenare. Ricordo sempre con piacere l’anno della promozione a Elmas, facevamo trasferte pazzesche nel sud Italia, eppure abbiamo vinto 17 partite su 17! Ma gran merito lo ha avuto la società, permettendoci di fare trasferte non da toccata e fuga ma che ci permettevano di giocare le partite riposate».

I tuoi consigli a un giovane allenatore? 

«Per prima cosa gli/le chiederei: ti piace davvero? Se sì, puoi fare tutto. Io mi sono giocato le ferie per tanti anni. Se hai piacere di fare questo tipo di attività devi rinunciare a qualcosa. E ancora recepire tutto, conoscere a 360° la materia, poter e saper spaziare, studiare. Non basta aver giocato, è cambiato tutto, adesso devi lavorare molto sul fisico. Io ho visto tante partite. Ho ammirato coach come Clinio Cavallini. Ho incontrato ragazze come Eleonora Palmas che ha giocato a Priolo, ho ammirato le sorelle Serradimigni. Ho sempre visto tanto basket». 

Tanto da viverlo pienamente ancora oggi, se si ha la fortuna di ascoltarlo dirigere gli allenamenti e chiacchierarci fuori dal campo, dove dispensa aneddoti e non smette di parlare. Di basket, ovviamente.

 

Photo credits: MACS Servizi Fotografici Sportivi